Masking autistico

Masking o camouflage, ovvero fingere di essere chi non si è. Nel masking, la persona autistica cerca di nascondere i tratti autistici per imitare usi e costumi della società neurotipica nel tentativo di essere finalmente inclusa in essa, per smettere di essere “quellƏ stranƏ”, per interrompere il bullismo, per trovare un lavoro, per essere coinvoltƏ in attività di socializzazione quali uscite, cene, gite e così via. Il masking può essere volontario o involontario e riguarda le persone autistiche fin dalla più tenera età, come risposta spesso automatica alla sensazione di non essere “giustƏ”, di non andare bene, di essere sbagliatƏ.

In concreto, il masking può essere molto vario: forzarsi nel mantenere un contatto oculare anche se disagevole, evitare di parlare dei propri interessi focalizzati, fingere di interessarsi ad argomenti non interessanti, fingere di non provare dolore, fastidio, ansia di fronte a forti stimoli sensoriali, e molto altro.

Il masking viene solitamente premiato dalla società, a partire dalla famiglia: a scuola, sul lavoro, nei gruppi, finalmente la persona smette di essere “stranƏ” o almeno di comportarsi in modo imbarazzante e incomprensibile (per gli altri). Spesso persone non diagnosticate o diagnosticate da adulte pensano che sia normale usare tutta quell’energia per essere qualcosa d’altro che sé stesse e immaginano che sia un po’ comune a tuttƏ. Tuttavia, in qualche modo quel senso di estraneità rimane anche con tutto il masking del mondo e talvolta resta anche un senso di inadeguatezza: lƏ altrƏ non sembra facciano tutta la fatica che faccio io, sono più bravƏ a imparare, cos’ho che non va?

Nonostante l’elevato costo che il masking ha per la persona autistica, viene costantemente premiato in ogni occasione, troppo spesso anche a livello terapeutico nel momento in cui la persona riceve una diagnosi, in quanto nell’ottica neurotipica ciò che è bene per la persona autistica può venire confuso con la normalizzazione invece di fornire un sostegno che permetta alla persona di smarcarsi dal masking, ritrovare la propria identità ed essere libera di utilizzare le proprie energie per vivere la sua vita.

Solo da poco a livello scientifico qualcunƏ inizia ad occuparsi del benessere delle persone autistiche e non delle loro diversità considerate automaticamente dei deficit. A volte il masking viene indicato come tipico delle donne autistiche, ma questo non è corretto. Se può essere vero che le donne autistiche possano mostrare in alcuni casi maggiori capacità di masking, non significa che pratichino di più il masking. Il mascheramento dei caratteri autistici può riguardare chiunque indipendentemente dal genere biologico e dal genere di appartenenza. Definire il masking come esclusivo o tipico delle donne taglia fuori uomini autistici e persone non binarie, rendendo ancora più difficile in questo modo la loro identificazione in quanto persone autistiche. Ciò che rende diversa la presentazione, invece, è spesso l’aspettativa della società nei confronti dei due generi.

Perché è importante occuparsi del masking e ridurlo anziché favorirlo? Il masking porta a un riconoscimento più tardivo dell’identità autistica, quindi a diagnosi ritardate, facilita il burnout autistico e l’insorgenza di patologie psichiatriche fino a portare al suicidio.

A volte succede che persone diagnosticate da adulte, a seguito di un percorso di consapevolezza, si sentano dire da chi sta loro vicino: “Sembri più autisticƏ adesso di prima”, quasi a voler insinuare che, una volta “appiccicata l’etichetta” alcune persone tendano a “fare l’autisticƏ”. In realtà, questo è in molti casi un processo di liberazione, di riappropriazione della propria identità, una liberazione graduale di tutto quel masking che divorava energia e vita. Ridurre il masking il più possibile e imparare ad utilizzarlo solo in alcune circostanze, per libera scelta, può quindi significare per alcune persone un riappropriarsi della propria vita e della propria identità.

Per approfondire:

Pearson A., Rose K., A Conceptual Analysis of Autistic Masking: Understanding the Narrative of Stigma and the Illusion of Choice, 2021, Autism in Adulthood. DOI: 10.1089/aut.2020.0043

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Descrizione immagine: sullo sfondo cielo azzurro e nuvole bianche, su un filo nero sono disegnati tre uccellini blu che guardano di lato un uccellino rosso, un po’ distante, sullo stesso filo.