Dolore cronico

Dolore cronico, ovvero: una quotidianità marchiata dal dolore. Il dolore cronico è una realtà molto diversa da quella del dolore acuto, dove il dolore irrompe in tutta la sua potenza e, terminato il suo compito, se ne va. Il dolore cronico resta lì, come un topolino in un granaio, rosicchia il cibo, il materiale e anche la struttura, va avanti imperterrito, partorisce topolini e spesso riesce a sfuggire al gatto. Il dolore cronico tinge con le sue tinte la quotidianità di una persona.

Il dolore, di per sé, ha un importante significato evolutivo, senza dolore avremmo vita breve. Infatti, ha l’importantissimo scopo di segnalare un danno, un pericolo per l’integrità del corpo, spinge a correre ai ripari, a trovare una soluzione. Se però il dolore persiste a lungo, più del danno che lo ha generato, può diventare esso stesso una patologia. Da difesa salvavita a patologia, questa è la differenza.  

Si parla di dolore cronico quando il dolore persiste per più di tre mesi dalla guarigione del danno che lo ha generato. Già dalla definizione si evince come la sua funzione venga a mancare, non c’è un danno da segnalare e sul quale intervenire. C’è solo il dolore.

Le cause di dolore cronico sono innumerevoli, impossibile elencarle tutte. Quello che però accomuna chi soffre di dolore cronico è che, indipendentemente dalla causa, il dolore è presente sempre o quasi sempre, più o meno forte, colora ogni giornata, ogni atto della quotidianità, tiene compagnia alla persona sia di giorno sia, a volte, di notte. È invalidante ed è considerato una patologia a sé, una malattia vera e propria.

Il dolore cronico è spesso difficile da trattare. Un dolore acuto è più facile che risponda ai farmaci, mentre il dolore cronico è più complesso, sia perché spesso risponde meno agli antidolorifici, sia perché richiede l’assunzione prolungata di farmaci con tutte le loro conseguenze. Inoltre, la presenza stessa del dolore cambia i circuiti nervosi nel cervello, le loro connessioni. Il dolore cronico è pervasivo.

Ancora oggi ci sono molti pregiudizi verso il dolore cronico. Abbiamo detto che è di per sé una patologia, eppure c’è molta reticenza a curarlo il meglio possibile, sia da parte dƏ pazienti, sia da parte degli/delle operatori/trici. Il dolore cronico deve essere curato ed è possibile trattarlo. Ci sono molte classi di farmaci a seconda del tipo di dolore. Oltre ai farmaci, ci sono tecniche fisiche (massaggi, tens, ecc), interventi chirurgici e interventi psicologici. Questi ultimi vengono spesso fraintesi. Non vengono utilizzati perché il dolore non sia reale o realmente esperito, ma perché in ogni tipo di dolore, anche quello acuto, c’è una componente di elaborazione percettiva a livello cerebrale che influisce aumentando o riducendo la percezione del dolore e aggiungendo o meno un carico emozionale importante alla sensazione fisica presa in modo isolato. Non c’è dolore che non influisca e non venga influito dalla componente cognitiva. Lavorare su questa componente non elimina il dolore ma migliora la convivenza forzata con esso.

La riflessione con cui vorrei concludere questo articolo parte da una domanda: se il dolore cronico tinge tutta la quotidianità di una persona, che cosa resta oltre al dolore? A volte resta pochissimo. Quando il dolore è forte e intrattabile, resta davvero poco al di fuori del dolore. Ciò che sta in mano nostra, come sempre, è una scelta. La scelta di guardare a ciò che dolore non è, la scelta di strappare a morsi brandelli di vita e di bellezza che si salvino dal dolore. La scelta di fare il possibile per trattarlo e di utilizzare quel tempo, poco o tanto che sia, libero dal dolore e dall’intensa fatica e stanchezza che causa, per sentirsi vivi, fare ciò che si ama, e non lamentandosi della propria condizione o nella paura. Trovare un modo, anche aiutat* da qualcuno, per vivere il presente e ciò che resta oltre al dolore, ciò che si riesce a proteggere dalla sua morsa, senza farselo portare via. A volte è davvero troppo poco ciò che resta. Tante altre volte, siamo noi a lasciarcelo rubare dal dolore anche quando sta facendo un sonnellino.

Descrizione immagine: foto in bianco e nero. Dentro una casa distrutta, con macerie in terra e muri con intonaco a pezzi, accanto a una grande finestra è seduta una donna con un vestito da sposa. Davanti a sé, un terra un cavallo a dondolo e un orsacchiotto. Sopra al cavallo a dondolo c’è un mazzo di rose rosse, unico elemento a colori della foto.

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